Questo è il primo di una serie di piccoli saggi che hanno per tema il Grande Cambiamento Globale che sta sconvolgendo la Terra, e del quale l’umanità è attrice principale. Il titolo GAIA, da una parte, designa il sistema Terra – un sistema fortemente intercorrelato che consiste nel biota e nel suo ambiente naturale, e simbolizza dall’altra la qualità particolare di questo sistema, megaorganismo vivente.
Ancora una volta la Terra deve affrontare una grande sfida, il “Global Change” – un insieme di fenomeni che sconvolgono tutte le sue parti e tutte le sue funzionalità, un cambiamento globale provocato dall’uomo.
Di nuovo la Terra deve difendersi. Dalle sue origini è stata esposta a eventi violenti, scontri con altri corpi celesti, eruzioni vulcaniche disastrose, mutazioni genetiche che hanno introdotto potenti nuovi attori globali, momenti di svolta in cui il suo stato ha subìto improvvise e irreversibili mutazioni.
Nel corso di più di 3 miliardi di anni ha accumulato una grande esperienza nel fare fronte a queste crisi. Ha raffinato i suoi meccanismi e ha immagazzinato saperi e funzioni per gestirle alla meglio. Ha imparato ad agire come un insieme coordinato delle sue parti fisiche, chimiche, biologiche e umani – come sistema. Un sistema estremamente complesso, dinamico, con interazioni e retroazioni diversificate, variabili e adattabili in molte dimensioni e scale; un sistema aperto e autoregolato, robusto e resiliente, risultato di una lunga evoluzione. La Terra ha acquisito tutte le caratteristiche di un organismo vivente – la Terra è diventata Gaia, entità coerente e vivente.
Era esattamente questa la visione dei primi umani, trasmessa universalmente nei miti e dai primi filosofi, custodita dai popoli indigeni. Negli ultimi millenni questo sapere intuitivo si è oscurato poco a poco, soppiantato da una concezione che nega gli stretti legami tra le varie parti del mondo e lo pone sotto la potestà dell’uomo e di una scienza riduzionista.
Per paradosso è proprio la scienza dell’ultimo secolo che dimostra l’insufficienza di questa visione ristretta e, alla ricerca di orizzonti più ampi, dà l’impulso al rinnovo dell’integrità perduta – la fisica del più piccolo e del più grande, la matematica, la biologia, la psicologia, l’ecologia…
L’ispirazione per la sua “ipotesi Gaia”, James Lovelock la riceve appunto guardando la Terra come entità, da fuori, dall’alto. Incaricato dalla NASA negli anni ’70 di mettere a punto un metodo per scoprire segni di vita su Venere e Marte, si rende conto che, guardando dallo spazio, l’atmosfera della Terra è particolare, anomala, improbabilmente lontana da uno stato di equilibrio chimico e termodinamico. Parlandone con Carl Sagan, astronomo già famoso, Lovelock butta lì “dev’essere regolata dalla vita” e Sagan risponde d’impulso “è impossibile Jim, oggetti astronomici non fanno questo…, però … se? … potrebbe …! Presto Lovelock formula l’ipotesi, che nel corso di pochi anni affina alla teoria “Gaia” che postula come qualità distintiva della Terra “l’evoluzione di un sistema fortemente intercorrelato che consiste nel biota e nel suo ambiente naturale”.
La reazione della comunità scientifica non era solo di incredulità, ma di opposizione accanita e tutto sommato insensata. Sarà stato il nome “Gaia” – divinità antica, e femminile per giunta – suggerito dal premio Nobel di letteratura William Golding, o l’idea di coinvolgere la vita in processi finora dominio di scienze come la chimica e la fisica? Lovelock prese atto che per essere convincente, la visione deve servirsi del linguaggio e dell’approccio scientifico che analizza, spiega e indica soluzioni. Ci sono voluti alcuni decenni, ma oggi c’è un chiaro consenso nel mondo della scienza: la grande sfida di assicurare un futuro accettabile per l’umanità si può risolvere unicamente in un approccio sistemico che coinvolge tutte le parti, viventi e inanimate, della Terra – e poco importa se porta il nome di “Earth System Science”, “geofisiologia” o teoria “Gaia”.
Gaia è una “tipa tosta” ha detto Lynn Margulis, stretta collaboratrice di Lovelock. Per miliardi di anni ha resistito a catastrofi e estinzioni, è diventata forte, flessibile, intelligente e resiliente. Non è tanto di lei che ci dobbiamo preoccupare, ma del fatto che Gaia non dimostra una particolare predilezione per noi umani, anzi: sta dando segni di insofferenza contro questi prepotenti cuccioli incauti. L’umanità è arrivata a un punto in cui deve prendere una decisione che probabilmente sarà irreversibile: continuare sulla sua strada considerandosi padrona della Terra, o lasciarsi riempire dall’intuizione di essere parte di un’entità più grande, e di mettere a servizio di Gaia la sua unicità – una sfida che riguarda tutti noi come individui, in tutti gli aspetti del nostro essere.
I DIRITTI DI MADRE TERRA
Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra presentata dal Presidente della Bolivia Evo Morales alle Nazioni Unite
Articolo 1: La Madre Terra
1 – La Madre Terra è un essere vivente.
2 – La Madre Terra è una comunità unica, indivisibile e auto-regolata, di esseri correlati che sostiene, contiene e riproduce tutti gli esseri che la compongono.
3 – Ogni essere è definito dalle sue relazioni come parte integrante della Madre Terra.
4 – I diritti intrinseci della Madre Terra sono inalienabili in quanto
derivano dalla stessa fonte di esistenza.
5 – La Madre Terra e tutti gli esseri che la compongono sono titolari di
tutti i diritti intrinseci riconosciuti in questa Dichiarazione senza distinzione di alcun tipo, come può essere quella tra esseri organici
e inorganici, specie, origine, uso per gli esseri umani, o qualunque altro
status.
6 – Così come gli esseri umani hanno diritti umani, anche tutti gli altri
esseri della Madre Terra hanno diritti che sono specifici della loro
condizione e appropriati per il ruolo e la funzione che hanno all’interno
delle comunità in cui esistono.
7 – I diritti di ogni essere sono limitati dai diritti degli altri esseri, e qualunque conflitto tra diritti deve risolversi in maniera da mantenere l’integrità, l’equilibrio e la salute della Madre Terra.